Il Codice Deontologico raccoglie in 42 articoli le norme di comportamento cui lo psicologo deve attenersi nello svolgimento della propria attività, fornisce i criteri per affrontare i dilemmi etici e deontologici e per dare pregnanza etica alle azioni professionali.

“Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, pu intervenire significativamente nella vita degli altri; pertanto deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale.” (art.3)

Le finalità a cui tende l’operato dello psicologo sono quelle di “promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo, della comunità” e “migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace.” (art.3)

I principi generali che lo guidano sono la “correttezza professionale”, ”la competenza e serietà professionale”, ”l’autonomia professionale” articolati in una serie di norme che regolano i rapporti con l’utenza e la committenza (capo II), con i Colleghi (capo III) e con la società (capo IV).

Le norme del codice sono vincolanti per tutti gli psicologi iscritti e la loro inosservanza costituisce illecito disciplinare” (tratto dal sito dell’Ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna).

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